Molti bambini (dopo i quattro anni) reagiscono in modo negativo di fronte a sconfitte grandi e piccole: vogliono vincere a tutti i costi, talvolta anche imbrogliando! In genere è una fase passeggera.

Vediamo comunque quali sono i motivi più frequenti di questo atteggiamento:

  • genitori eccessivamente entusiasti del figlio: qualsiasi cosa faccia è un piccolo evento degno di un supereroe. Il bambino si crede invincibile;
  • una predisposizione innata del bambino a voler dominare;
  • un evento particolare, come la nascita di un fratello, una separazione…il bambino tenta di ottenere attenzione e di esercitare la propria potenza per trovare rassicurazione;
  • in alcuni casi, una certa precocità di sviluppo e capacità in determinati campi.

Come comportarsi?

  1. Ricordiamoci sempre di lodare le azioni, in modo convinto ma non esagerato.
  2. Di fronte a scene di rabbia o grande frustrazione per una sconfitta, evitiamo di minimizzare l’evento o di trattarlo con sarcasmo. Il bambino sta realmente provando un dolore.Lasciamolo sfogare e poi diciamogli che comprendiamo il suo dispiacere, ma che le regole vanno rispettate da tutti.

Infine alcuni buoni strumenti per allenarsi alla frustrazione:

  • Lo sport è sempre un ottimo aiuto! Per bambini molto competitivi possiamo scegliere sport individuali (nuoto, arti marziali, atletica leggera, tennis…), in cui si evidenzia la responsabilità personale sia nelle vittorie sia nelle sconfitte. Non ci sono “altri” a cui addossare colpe vere o false.
  • Facciamo sentire al bambino che è amato a prescindere dai risultati che ottiene. Poniamo l’accento sempre sull’impegno che mette in quello che fa, nel gioco, nello sport o a scuola, piuttosto che sul risultato finale.
  • Evitiamo di spingerlo a eccellere facendo leva sulla sua ipercompetitività, perché il primo fallimento per lui potrebbe essere insostenibile.

Sappiamo bene che le scenate, soprattutto in pubblico, sono difficili da sostenere, ma teniamo duro. Sappiamo altrettanto bene che arrabbiarci perché il bambino si arrabbia non fa altro che alimentare un controproducente circolo vizioso.

Dott.ssa Elisabetta Rossini
Dott.ssa Elena Urso