
Tristezza
Spesso i genitori vorrebbero preservare i figli da ogni male, addirittura rimuovendo le sofferenze dal loro cammino. Questo però è più controproducente che vantaggioso, anche se fatto in buona fede.
I bambini non sanno nominare i sentimenti, perché quello che provano è un magma di emozioni. Devono imparare a distinguerle, a capire che la gioia è diversa dalla rabbia, per esempio. Soprattutto devono imparare a manifestare le emozioni DIFFERENZIANDOLE.
Un modo per farlo è osservarle in mamma e papà e vedere come loro si comportano. Ecco perché è bene mostrare i propri sentimenti ai bambini: loro li vivono attraverso di noi e attraverso di noi imparano a gestirli.
Perciò quando siamo tristi, diciamolo. Tenendo presenti questi aspetti:
- I bambini sentono le nostre emozioni. Perciò deve esserci SEMPRE coerenza tra ciò che proviamo e ciò che esprimiamo sia a parole sia con i gesti.
- E’ fondamentale dare SPERANZA. Usando frasi come: “Adesso mamma (papà) è triste, perché…, ma dopo una bella dormita (o dopo quello che più si avvicina a ciò che vi fa stare bene) PASSERA’.
- Sapere che c’è una via d’uscita da un sentimento negativo per i bambini è VITALE. Anche perché i piccoli hanno poca esperienza, quindi non sanno come affrontare certe situazioni. Dobbiamo essere noi l’esempio.
- I bambini provano sentimenti: per questo è preferibile che li possano riconoscere negli adulti di riferimento in particolare. Ecco perché li ferisce di più mostrarsi privi di emozioni; perché loro sanno che esse ESISTONO, anche se le provano in modo confuso.
Se noi avremo paura di mostrare le nostre emozioni, soprattutto quelle spiacevoli, l’avranno anche i nostri figli. E questo non è giusto. E’ bene invece fornire loro un esempio, dei mezzi per affrontare la varietà di sentimenti che un essere umano è capace di sperimentare.
Dott.ssa Elisabetta Rossini
Dott.ssa Elena Urso