No al ricatto!
Il ricatto è sempre una sgradevole forma di comunicazione e pone chi lo subisce in una situazione di disagio e sudditanza. Questo avviene tra adulti, ma ancor di più in una relazione adulto-bambino, in cui il secondo è già in una posizione di dipendenza dal primo. Aggiungere anche il ricatto aggrava il bambino di una sensazione di precarietà e gli insegna che ogni cosa è fatta per ottenerne un’altra.
Qual è la forma ricattatoria? E’ l’apparentemente innocuo “SE fai così…ALLORA…”.
Questa forma espressiva, che sembra una neutra comunicazione, in realtà indica al bambino che le azioni o il raggiungimento di qualcosa passano sempre attraverso uno scambio, una sorta di continuo do ut des. In realtà, ci sono comportamenti che vanno seguiti o abitudini da rispettare perché sono REGOLE, NON perché altrimenti chissà cosa succede.
L’espressione più adeguata?
“PRIMA fai così…e POI…” oppure “QUANDO hai finito…PUOI…”: con queste espressioni si stabilisce una sequenza temporale che perde il sapore del ricatto. E’ un patto implicito tra quello che noi adulti potremmo definire il dovere (prima) e il piacere (poi).
Così i bambini non si sentiranno responsabilizzati rispetto a cose che sfuggono al loro interesse, movente fondamentale delle loro azioni.
Per esempio, a tavola: “Quando hai finito di mangiare, puoi guardare la tv”.
Oppure: “Prima mettiamo in ordine i giochi e poi facciamo merenda”.
L’altro vantaggio è che possiamo usare un tono disteso, collaborativo e coinvolgente, invece di un tono perentorio e, perciò, più stressante.
Questo già a partire dai due anni: i bambini interiorizzeranno una modalità cooperante, anche se non comprenderanno subito il pieno significato delle parole.
Dott.ssa Elisabetta Rossini
Dott.ssa Elena Urso