I bambini mordono, stritolano, danno pizzicotti… Perché?

Perché sono arrabbiati, felici, tristi, emozionati, sorpresi, eccitati, frustrati… Possiamo davvero pensare a tutta la gamma delle emozioni.
Sotto i tre anni (è un’indicazione, non una legge!), i bambini agiscono ciò che provano e spesso prediligono il morso, anche perché la bocca è lo strumento che utilizzano per mangiare, conoscere il mondo e comunicare, in tutte le sue forme.

Il morso, o qualsiasi altra azione apparentemente aggressiva, vuol dire: “Ho dentro di me una cosa che si muove, che spinge per uscire e io non so cos’è, ma so che è forte e devo fare qualcosa, se no esplodo!”.

Ecco perché la manifestazione esterna è uguale sia per i sentimenti positivi che per quelli negativi.
Visto che sono così piccoli, cominciamo a mostrare loro un’espressione alternativa, invece di sgridarli.

  1. Quando un bambino morde, o simili, diciamo NO con tono fermo e faccia seria, NON arrabbiata. La serietà indica al bambino che è cambiato il registro dell’interazione.
  2. Mostriamogli cosa può fare in alternativa. Se intuiamo che c’è rabbia dietro al gesto lo allontaniamo, ribadendo il no. Se invece è la gioia o l’affetto a motivare il piccolo morsicatore, allora possiamo aggiungere al no: “ecco si fa così” dando una carezza o un abbraccio secondo quello che ci sembra opportuno.

In questo modo il bambino comincerà a interiorizzare che il morso produce una reazione spiacevole, che vorrà evitare. Cercherà invece di replicare il comportamento alternativo, perché avrà memorizzato la reazione positiva.
Occorre dare un po’ di tempo, perciò continuiamo a farlo anche se non vediamo risultati immediati. Le tre parole d’ordine sono sempre le stesse: continuità, coerenza e perseveranza.

 

Dott.ssa Elisabetta Rossini
Dott.ssa Elena Urso