Il bambino tiranno
I bambini hanno bisogno di regole e di esempi da seguire, per imparare come comportarsi.
Perciò, crescere in un ambiente familiare troppo permissivo e incapace di contenere la naturale aggressività infantile favorisce lo sviluppo delle innate attitudini dispotiche dei bambini.
Se noi genitori manchiamo di autorevolezza, saranno i nostri figli a imporsi. Ma questo non li farà stare bene: non saranno mai realmente soddisfatti, perché non sanno davvero quello che vogliono. Non hanno abbastanza esperienza!
Il bambino, che non che non ha regole chiare e precise a cui riferirsi e non subisce mai né rimproveri né sanzioni, si comporta in maniera sregolata e incontrollata. Finché è molto piccolo può sembrare una simpatica canaglia, ma col passare degli anni potrebbe esportare questo suo senso di “onnipotenza” al di fuori della famiglia e incapace di valutare le conseguenze delle proprie azioni, rovinare le relazioni con gli altri. Mamma e papà possono sopportare molto più delle altre persone, compresi insegnanti, amici, compagni di squadra…
Se ci troviamo di fronte a episodi di tirannia o a bambini particolarmente dispotici, possiamo:
- prima di tutto sapere che dietro a manifestazioni persistenti di prevaricazione si nasconde sempre un disagio, anche piccolo per noi, ma importante per lui;
- stabilire regole precise, inderogabili ,chiare e ripetute.
- Precise: regole che siano puntuali e continuative, senza aggiungere giustificazioni.
- Inderogabili: NON si cambiano secondo comodità o umore. Sono sempre quelle e valgono anche in assenza dell’altro partner.
- Chiare: comprensibili e comprese. Ossia assicuriamoci sempre che il bambino abbia capito quali sono le regole.
- Ripetute: non basta comunicare le regola una volta, occorre ripeterle molte molte volte.
- Evitiamo di ignorare il comportamento sbagliato del bambino, perché potrebbe sentirsi solo e abbandonato. Piuttosto annunciamo chiaramente che ci allontaniamo finché non si sarà calmato. In modo che il bambino abbia un forte segnale di cesura rispetto al suo comportamento, ma sappia anche cosa gli sta succedendo ed eviti di aggiungere angoscia a rabbia.
- sanzioniamo gli atti e poi proponiamo sempre un’alternativa positiva di comportamento, quando l’accesso è passato. Per esempio, se un bimbo picchia o strilla, mettiamolo a pensare finché non si calma e, dopo diciamogli: “Le cose si chiedono per favore, altrimenti nessuno ha voglia di ascoltarti”;
Le nostre richieste devono essere il più possibile adeguate all’età dei bambini. Più i bambini sono piccoli, meno sanno cosa si può o non si può fare; quindi, la cosa migliore è offrire con grande pazienza e costanza un’alternativa concreta di comportamento (questo non lo puoi fare, ma questo sì..). Le regole che riteniamo imprescindibili devono essere poche, chiare e ripetute moltissime volte. Valutiamo la “gravità” di quello che ha fatto il piccolo: sporcarsi la maglietta pulita non può avere la stessa conseguenza dello scapparci di mano quando attraversiamo la strada. Utilizziamo un criterio sensato e limitiamo alle cose davvero gravi le punizioni – che devono essere per lo più simboliche, mai pensate per umiliare, realistiche, realizzabili e volte a rimediare quello che si è fatto (hai svuotato un cassetto che non dovevi, rimetti dentro tutto; non è punizione calata dall’alto, ma una conseguenza di un’azione) Punire SEMPRE insegna al bambino come evitare le punizioni e non a comportarsi bene.
- ricordiamo che i bambini hanno bisogno di confini entro cui muoversi;
- accettiamo che il bambino provi un po’ di frustrazione. Un bambino a cui non viene detto mai NO è un bambino incapace di controllare la frustrazione a tal punto da diventare rabbioso e aggressivo. Perciò lasciamo che sperimenti questo tipo di sentimento prima di tutto all’interno della famiglia, dove è sempre al sicuro. Imparerà così a gestirla e questa capacità di controllo sarà una risorsa anche all’esterno.
Dott.ssa Elisabetta Rossini
Dott.ssa Elena Urso