Con il termine “capricci” racchiudiamo un insieme di comportamenti dei bambini che spesso fatichiamo a comprendere e che hanno origini molto diverse tra loro.

I bambini, dal loro punto di vista, hanno sempre un motivo per esplodere in un capriccio, perché si trovano a vivere situazioni di stress, disagio, stanchezza, frustrazione, rabbia, tristezza…che non sanno come gestire. Quello che noi chiamiamo in modo un po’ riduttivo capriccio, quindi, è una manifestazione esterna di un disagio interiore del piccolo. Se è bene NON assecondare questi comportamenti, è altrettanto importante tenere presente che dobbiamo insegnare ai piccoli a esprimere il disagio che provano in un modo differente: perché ciò accada, è necessario armarsi di pazienza e comprensione come sempre!

Quando ci si accorge che il capriccio sta esplodendo, si ha la sensazione di cominciare un’ardua e interminabile battaglia, in cui spesso prevale la voglia di arrendersi.
Al contrario, è il momento di resistere!

Il capriccio per il bambino è un modo per comunicare e, se la cosa funziona, ottenere ciò che vuole o pensa di volere in quel momento; ma questo non lo aiuta a stare meglio. Ogni bambino ha bisogno di essere compreso nelle sue emozioni e nei suoi stati d’animo, perché ha bisogno di qualcuno che lo aiuti a nominare quello che sente in maniera confusa e prorompente dentro di sé. Solo così troverà altri modi per esprimere quello che prova e i capricci diminuiranno.

Come li gestiamo allora?

  • NON assecondiamo mai i capricci per farli finire; diciamo NO senza paura di ferire il bambino, perché in realtà lo stiamo aiutando a porre un limite laddove non è ancora in grado di farlo da solo. Il bambino che fa i capricci vive un disagio e tocca a noi essere fermi e decisi per lui.
  • Spesso il bambino ha imparato che il pianto o il capriccio è un mezzo efficace – se non addirittura l’unico mezzo – per ottenere qualcosa che desidera: per ciò è opportuno NON assecondarlo, perché altrimenti il piccolo sarà sempre più convinto della validità del metodo. Ma questo piangere per ottenere qualcosa lo fa stare male.
  • Il capriccio suscita spesso disagio nei genitori, soprattutto se avviene in pubblico, perché si fatica a controllare la situazione e a sopportare gli sguardi delle altre persone. In questi casi, la cosa migliore è mantenere la calma e appartarsi, finché la crisi è passata. Saremo meno in tensione noi e, questo, verrà percepito anche dal bambino, che avrà il tempo di sfogarsi e di tranquillizzarsi.
  • Niente sensi di colpa! Perché è il comportamento adeguato per il bene dei figli, i quali hanno bisogno di sapere dov’è il limite per crescere in sicurezza e necessitano di figure autorevoli e amorevoli che li pongano per loro. Quando c’è un pericolo fisico, allontaniamo il bambino perché abbiamo paura che si possa far male. Ma lo allontaniamo noi le prime volte, perché sappiamo che è bene per lui, e pian piano gli spieghiamo il perché e cosa può fare per non farsi male. Lo stesso deve valere per i capricci: per un po’ dobbiamo essere noi a dare uno stop a questi comportamenti, perché anche questi possono far male al bambino.
  • E’ utile offrire sempre alternative di comportamento: a volte i bambini fanno capricci per qualcosa, perché non sanno cosa poter fare in alternativa. In questo caso, però, evitiamo di dire: “SE fai il bravo, ALLORA puoi…”, perché è una frase ricattatoria che aumenta ansia e frustrazione.
  • Ricordiamoci che spesso i capricci dei bambini dipendono da ambienti poco adatti a loro, in cui non possono toccare niente, perché possono rompere, sporcare, farsi male…e questo certo non aiuta e non è giusto! Per quanto è possibile, i bambini dovrebbero abitare spazi anche a loro misura, perché più i bambini possono collaborare e sentirsi d’aiuto, meno saranno le occasioni in cui esploderanno in un capriccio.
  • Quando diciamo un no, manteniamolo anche se è molto difficile. Cambiare idea disorienta i bambini e genera in loro un senso di confusione e di umorale variabilità.
    Infine, ricordiamoci che, perché un bambino impari a comprendere quello che sente ogni un po’ di più, deve sentire che noi per primi lo comprendiamo. “Ti capisco, ma questa cosa non si può comunque fare” è una frase che aiuta durante un capriccio, perché non assecondiamo il comportamento, ma legittimiamo ogni emozione provata dal nostro bambino.

Dott.ssa Elisabetta Rossini
Dott.ssa Elena Urso