Evviva le difficoltà!
Il primo istinto di mamma e papà è quello di proteggere i piccoli in modo assoluto. Vederli soffrire, in pericolo o a disagio è spesso intollerabile.
Allora l’impulso è di accorrere, sostituirci a loro, fare barriera tra loro e il mondo quando questo si dimostra anche minimamente ostile. Ed è la cosa più NATURALE che ci sia: uno dei compiti primari dei genitori è di preservare l’esistenza del piccolo.
Quando il piccolo cresce un po’, la cosa più difficile è iniziare a calibrare gli interventi; imparare a sostenere, favorire, monitorare più che intervenire attivamente.
Perché è così importante sperimentare la difficoltà?
- Perché i bambini devono fare esperienza delle cose difficile per sapere che possono sopravvivere ad esse.
- Perché le difficoltà sono insite nella vita, quindi è necessario saperle affrontare in modo autonomo.
- Perché finché il bambino (un individuo) non sperimenta una determinata situazione NON sa quali risorse ha per fronteggiarla e non può provare a trovare la soluzione più efficace.
Alcuni esempi pratici per allenarsi alle difficoltà fin da piccoli:
- a 8 mesi un bambino è seduto (su un tappeto morbido e ben protetto). Vede un gioco che lo interesse, ma non ci arriva. Comincia a lagnarsi. EVITIAMO di passarglielo, aspettiamo un po’ per dargli tempo di escogitare un modo, magari fallimentare, di raggiungerlo.
- 2-3 anni, i bambini cominciano a vestirsi da soli. Operazione difficilissima: infilare le calze. Lasciamoli provare tutte le soluzioni possibili. Quando chiedono aiuto, prendiamo un paio di calze nostre e mostriamo loro con calma la sequenza esatta dei movimenti da fare. E ricordiamoci di metterci di fianco a loro e non di fronte, perché così è più facile per i bambini riprodurre i nostri movimenti.
- 6 anni un bambino si arrampica su un albero o su i quadri appositi nei parchi. Si ferma a metà perché non sa più scendere o salire. EVITIAMO di prenderlo in braccio, ma con calma indichiamogli i passaggi che deve fare, dicendogli che è in grado di farlo.
REGOLA AUREA: mostriamo ai bambini che siamo in grado noi stessi di affrontare le piccole difficoltà quotidiane. Proprio quelle piccole, dalla lampadina fulminata al bicchiere che si rompe, perché è nella quotidiana familiare che i bambini apprendono maggiormente.
Dott.ssa Elisabetta Rossini
Dott.ssa Elena Urso