Elogio della frustrazione e del desiderio
Ci sono i bisogni e ci sono i desideri.
I primi sono una necessità dell’organismo; i secondi sono pensieri. I bisogni nascono dal corpo; i desideri dall’ambiente e dalla relazione con esso. I primi, una volta appagati e soddisfatti, si quietano; i secondi evolvono, perché dopo un desiderio ne nasce un altro; i bisogni consentono la conservazione; i desideri l’evoluzione.
Ma nel loro essere diversi, i bisogni e i desideri hanno un importante elemento in comune: la frustrazione che nasce quando non si possono soddisfare.
La frustrazione è la situazione in cui viene a trovarsi una persona quando è ostacolata, temporaneamente o in modo permanente, rispetto alla possibilità di soddisfare i suoi bisogni o desideri.
La sensazione provata è quindi la medesima, ma la sua origine è diversa! E se ancora da adulti non è sempre facile discernere gli uni dagli altri, proviamo a pensare a quanto può essere difficile riuscire a farlo quando si è piccoli.
- Ogni bambino ha bisogno di tempo per imparare a distinguere tra bisogni e desideri e lo può fare con l’aiuto dei genitori, che lo abituano con gradualità all’attesa.
È in questo tempo di attesa che un bambino conosce la frustrazione ed è grazie a questo tempo che capisce che è giusto soddisfare i bisogni, ma non sempre è possibile soddisfare i desideri. Ed è sempre in questo tempo che mamma e papà hanno l’opportunità e l’onere di affinare la loro capacità di essere pazienti, fermi e coerenti. Perché è un tempo molto lento!
- Vivere la frustrazione, però, è l’unico modo per conoscerla ed essere in grado di elaborarla; ciò permette al bambino di scoprire che può sopravvivere a essa e che è capace di farlo anche bene e lo stimola a trovare alternative e a ritrovare da solo uno stato di benessere.
La frustrazione è insita nella vita: poterla scoprire e vivere in modo adeguato in famiglia significa farne esperienza nel modo migliore, perché si è nel miglior contesto possibile per ogni bambino. Un allenamento simile sarà fondamentale fin dalle prime esperienze in un mondo esterno certo meno premuroso di mamma e papà, perché il piccolo saprà come reagire di fronte a no o divieti posti da altri e saprà rispettarli. - Vivere la frustrazione è importante, perché insegna ai bambini non solo che è necessario impegnarsi per guadagnare ciò che desiderano, ma che è bello farlo.
Soddisfare ogni desiderio, quindi, è controproducente per due diversi motivi: da un lato lasciamo intendere ai nostri figli che hanno trovato un metodo efficace per ottenere ciò che vogliono nel momento esatto in cui lo vogliono – solitamente il pianto-, dall’altro trasmettiamo loro l’idea che sono incapaci di impegnarsi per conquistare qualcosa da soli. - La difficoltà per noi adulti risiede nel restare fermi sulla nostra posizione per tutto il tempo necessario al bambino per elaborare la frustrazione. Il dispiacere, il senso di colpa, la fretta o l’imbarazzo, se ad esempio ci si trova in mezzo ad altra gente, sono spesso fattori che portano a soddisfare il prima possibile il desiderio del momento del nostro bambino per permettergli di ritrovare presto uno stato di tranquillità. Ma se si riesce a resistere, gli si fa un grande dono per futuro.
- La frustrazione è anche un buon allenamento per imparare ad attendere ciò che si desidera e a gioirne veramente quando lo si ottiene, perché nel tempo dell’attesa la fantasia e l’immaginazione possono crescere e affinarsi.
- Infine, teniamo sempre presente che tollerare la frustrazione è una capacità che si sviluppa con il tempo, grazie a un allenamento costante e a richieste adeguate all’età.
In chiusura, ricordiamoci sempre che:
- L’amore che i figli chiedono ai genitori non è un desiderio, ma un bisogno!
- Desiderare deriva da de-sidera (stelle), nel senso di “avvertire la mancanza delle stelle”. E quando se ne avverte la mancanza, le si attende con trepidazione e le si ammira con profondità, perché non si danno per scontato.
Regaliamo allora ai bambini la possibilità di desiderare!
Dott.ssa Elisabetta Rossini
Dott.ssa Elena Urso