La scuola è un luogo dove si apprende, lo sport è un momento di perfomance fisica, le feste sono occasioni di gioco con gli altri: ecco perché è facile domandare cosa si è fatto, piuttosto che chiedere come si è stati.

Entrambe le domande sono legittime e importanti. I bambini sono concreti, perciò fare riferimento alle azioni è adeguato alla loro età e rende il discorso immediatamente comprensibile.

Ricordiamoci di chiedere di quando in quando: “come sei stato?”

In questo modo, il bambino imparerà a prestare attenzione anche al proprio stato d’animo. Per favorire la conversazione possiamo cominciare noi a dargli delle alternative. Per esempio: “sei stato contento? Ti sei divertito?”…

L’alternanza di domanda consente al bambino di dare ugualmente valore a ciò che fa e a ciò che prova.
In ogni caso è fondamentale:

  • Accettare le risposte che ci dà. Anche se a noi sembra poco, cerchiamo di accettare quello che ci racconta.
    • Se il bambino frequenta la scuola materna NON è in grado di articolare un discorso dettagliato della giornata. Per lui dire “è andata bene” oppure “sono contento” è sufficiente ed esaustivo.
    • Quando il bambino si inserisce nella scuola primaria sviluppa un senso di pudore e di riservatezza, che spesso lo inducono a raccontare solo in parte ciò che gli succede o ciò che prova. E’ un primo segno di autonomia emotiva.
  • Continuare a chiedere. Nonostante le risposte possano sembrare deludenti, è bene perseverare nel fare la domanda di rito quotidiana. Questa regolarità fa sentire al bambino che i genitori sono INTERESSATI a lui e ciò è molto rassicurante.
  • Raccontiamo la nostra giornata. E’ sempre un’ottima idea dare il buon esempio: raccontiamo quello che abbiamo fatto e come siamo stati. Bastano i punti salienti della giornata, anche se si ha la sensazione di scarsa curiosità da parte dei bambini. L’importante è che i piccoli interiorizzino una buona modalità di comunicazione.

 

Dott.ssa Elisabetta Rossini
Dott.ssa Elena Urso